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Postuar nga déjà-vu datë 01 Tetor 2003 - 16:50:

Purgatorio (canto 8)

8. 1 Era giÃ_ l'ora che volge il disio
8. 2 ai navicanti e 'ntenerisce il core
8. 3 lo dì c'han detto ai dolci amici addio;

8. 4 e che lo novo peregrin d'amore
8. 5 punge, se ode squilla di lontano
8. 6 che paia il giorno pianger che si more;

8. 7 quand'io incominciai a render vano
8. 8 l'udire e a mirare una de l'alme
8. 9 surta, che l'ascoltar chiedea con mano.

8. 10 Ella giunse e levò ambo le palme,
8. 11 ficcando li occhi verso l'oriente,
8. 12 come dicesse a Dio: "D'altro non calme".

8. 13 "*Te lucis ante*" sì devotamente
8. 14 le uscìo di bocca e con sì dolci note,
8. 15 che fece me a me uscir di mente;

8. 16 e l'altre poi dolcemente e devote
8. 17 seguitar lei per tutto l'inno intero,
8. 18 avendo li occhi a le superne rote.

8. 19 Aguzza qui, lettor, ben li occhi al vero,
8. 20 ché 'l velo è ora ben tanto sottile,
8. 21 certo che 'l trapassar dentro è leggero.

8. 22 Io vidi quello essercito gentile
8. 23 tacito poscia riguardare in sùe
8. 24 quasi aspettando, palido e umìle;

8. 25 e vidi uscir de l'alto e scender giùe
8. 26 due angeli con due spade affocate,
8. 27 tronche e private de le punte sue.

8. 28 Verdi come fogliette pur mo nate
8. 29 erano in veste, che da verdi penne
8. 30 percosse traean dietro e ventilate.

8. 31 L'un poco sovra noi a star si venne,
8. 32 e l'altro scese in l'opposita sponda,
8. 33 sì che la gente in mezzo si contenne.

8. 34 Ben discernea in lor la testa bionda;
8. 35 ma ne la faccia l'occhio si smarria,
8. 36 come virtù ch'a troppo si confonda.

8. 37 «Ambo vegnon del grembo di Maria»,
8. 38 disse Sordello, «a guardia de la valle,
8. 39 per lo serpente che verrÃ_ vie via».

8. 40 Ond'io, che non sapeva per qual calle,
8. 41 mi volsi intorno, e stretto m'accostai,
8. 42 tutto gelato, a le fidate spalle.

8. 43 E Sordello anco: «Or avvalliamo omai
8. 44 tra le grandi ombre, e parleremo ad esse;
8. 45 grazioso fia lor vedervi assai».

8. 46 Solo tre passi credo ch'i' scendesse,
8. 47 e fui di sotto, e vidi un che mirava
8. 48 pur me, come conoscer mi volesse.

8. 49 Temp'era giÃ_ che l'aere s'annerava,
8. 50 ma non sì che tra li occhi suoi e ' miei
8. 51 non dichiarisse ciò che pria serrava.

8. 52 Ver' me si fece, e io ver' lui mi fei:
8. 53 giudice Nin gentil, quanto mi piacque
8. 54 quando ti vidi non esser tra ' rei!

8. 55 Nullo bel salutar tra noi si tacque;
8. 56 poi dimandò: «Quant'è che tu venisti
8. 57 a piè del monte per le lontane acque?».

8. 58 «Oh!», diss'io lui, «per entro i luoghi tristi
8. 59 venni stamane, e sono in prima vita,
8. 60 ancor che l'altra, sì andando, acquisti».

8. 61 E come fu la mia risposta udita,
8. 62 Sordello ed elli in dietro si raccolse
8. 63 come gente di sùbito smarrita.

8. 64 L'uno a Virgilio e l'altro a un si volse
8. 65 che sedea lì, gridando:«Sù, Currado!
8. 66 vieni a veder che Dio per grazia volse».

8. 67 Poi, vòlto a me: «Per quel singular grado
8. 68 che tu dei a colui che sì nasconde
8. 69 lo suo primo perché, che non lì è guado,

8. 70 quando sarai di lÃ_ da le larghe onde,
8. 71 dì a Giovanna mia che per me chiami
8. 72 lÃ_ dove a li 'nnocenti si risponde.

8. 73 Non credo che la sua madre più m'ami,
8. 74 poscia che trasmutò le bianche bende,
8. 75 le quai convien che, misera!, ancor brami.

8. 76 Per lei assai di lieve si comprende
8. 77 quanto in femmina foco d'amor dura,
8. 78 se l'occhio o 'l tatto spesso non l'accende.

8. 79 Non le farÃ_ sì bella sepultura
8. 80 la vipera che Melanesi accampa,
8. 81 com'avria fatto il gallo di Gallura».

8. 82 Così dicea, segnato de la stampa,
8. 83 nel suo aspetto, di quel dritto zelo
8. 84 che misuratamente in core avvampa.

8. 85 Li occhi miei ghiotti andavan pur al cielo,
8. 86 pur lÃ_ dove le stelle son più tarde,
8. 87 sì come rota più presso a lo stelo.

8. 88 E 'l duca mio: «Figliuol, che lÃ_ sù guarde?».
8. 89 E io a lui: «A quelle tre facelle
8. 90 di che 'l polo di qua tutto quanto arde».

8. 91 Ond'elli a me: «Le quattro chiare stelle
8. 92 che vedevi staman, son di lÃ_ basse,
8. 93 e queste son salite ov'eran quelle».

8. 94 Com'ei parlava, e Sordello a sé il trasse
8. 95 dicendo:«Vedi lÃ_ 'l nostro avversaro»;
8. 96 e drizzò il dito perché 'n lÃ_ guardasse.

8. 97 Da quella parte onde non ha riparo
8. 98 la picciola vallea, era una biscia,
8. 99 forse qual diede ad Eva il cibo amaro.

8.100 Tra l'erba e ' fior venìa la mala striscia,
8.101 volgendo ad ora ad or la testa, e 'l dosso
8.102 leccando come bestia che si liscia.

8.103 Io non vidi, e però dicer non posso,
8.104 come mosser li astor celestiali;
8.105 ma vidi bene e l'uno e l'altro mosso.

8.106 Sentendo fender l'aere a le verdi ali,
8.107 fuggì 'l serpente, e li angeli dier volta,
8.108 suso a le poste rivolando iguali.

8.109 L'ombra che s'era al giudice raccolta
8.110 quando chiamò, per tutto quello assalto
8.111 punto non fu da me guardare sciolta.

8.112 «Se la lucerna che ti mena in alto
8.113 truovi nel tuo arbitrio tanta cera
8.114 quant'è mestiere infino al sommo smalto»,

8.115 cominciò ella, «se novella vera
8.116 di Val di Magra o di parte vicina
8.117 sai, dillo a me, che giÃ_ grande lÃ_ era.

8.118 Fui chiamato Currado Malaspina;
8.119 non son l'antico, ma di lui discesi;
8.120 a' miei portai l'amor che qui raffina».

8.121 «Oh!», diss'io lui, «per li vostri paesi
8.122 giÃ_ mai non fui; ma dove si dimora
8.123 per tutta Europa ch'ei non sien palesi?

8.124 La fama che la vostra casa onora,
8.125 grida i segnori e grida la contrada,
8.126 sì che ne sa chi non vi fu ancora;

8.127 e io vi giuro, s'io di sopra vada,
8.128 che vostra gente onrata non si sfregia
8.129 del pregio de la borsa e de la spada.

8.130 Uso e natura sì la privilegia,
8.131 che, perché il capo reo il mondo torca,
8.132 sola va dritta e 'l mal cammin dispregia».

8.133 Ed elli: «Or va; che 'l sol non si ricorca
8.134 sette volte nel letto che 'l Montone
8.135 con tutti e quattro i piè cuopre e inforca,

8.136 che cotesta cortese oppinione
8.137 ti fia chiavata in mezzo de la testa
8.138 con maggior chiovi che d'altrui sermone,
8.139 se corso di giudicio non s'arresta».


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