déją-vu
Veteran ne forum
Regjistruar: 24/02/2003
Vendbanimi: Tortoreto Lido
Mesazhe: 940
|
Gli insediamenti albanesi in Italia
Diversamente dalle colonie slave, in gran parte riassorbite dallambiente linguistico circostante, le numerose isole albanesi hanno mostrato una grande vitalitą. Anche lalbanese dItalia (arbëresh) č in declino, ma in realtą cč da meravigliarsi che quei piccoli centri abbiano conservato la lingua per secoli. La presenza di comunitą albanesi che parlano la lingua materna e quella del posto č notata in un rapporto sulla situazione religiosa della Calabria scritto nel 1654-59:
Gente questa,usa il linguaggio suo proprio, ma ragiona [parla, comunica] ancora collordinario. Al tempo dei Re dAragona molte famiglie fuggendo la tirannia del Turco quivi si trasportarono ad abitare.
Come con gli altri popoli dellaltra sponda adriatica (dalmati e greci), cosģ con gli albanesi le relazioni sono state sempre fitte. Allindomani dellindipendenza albanese (1913), lItalia occupņ Valona dal 1914 al 1920; negli anni del fascismo, poi, esercitņ una sorta di protettorato sul paese. Queste relazioni sono riprese, e anzi scoppiate, subito dopo la caduta del regime comunista .
In realtą, lItalia unita ereditava la presenza veneziana in Albania, ben pił antica (considerazioni analoghe valgono per gli insediamenti veneziani sulle coste della Dalmazia e in Grecia): risale al XV secolo loccupazione di alcune cittą, tra le quali Valona. Č questo il tempo dellinesorabile risalita turca lungo i Balcani, in direzione di Vienna: la caduta di Costantinopoli del 1453 non č che lepisodio pił noto ed emblematico di unavanzata che sarebbe stata arrestata solo nel 1683, sotto le mura di Vienna (seguģ poi il lungo declino della potenza turca). In questo periodo lespansione turca si dirige anche contro le aspre regioni montuose dellAlbania, trovando perņ una forte resistenza e subendo numerose sconfitte dalle popolazioni albanesi, animate da forte spirito indipendentistico e organizzate dal valoroso Giorgio Castriota, detto Skanderbeg (da analizzare come Skander-beg, e cioč bey Alessandro; bey signore č il nome di unalta autoritą ottomana; č sbagliata la scrittura Skanderberg che, frequente negli studi, non solo italiani, che parlano del personaggio, equivale a una sorta di singolare germanizzazione del nome). Albanese e quindi cristiano e allevato a Istanbul nella religione musulmana, Skanderbeg tornņ nel suo paese e al cristianesimo.
La resistenza incontrata dai turchi nella penisola balcanica era incoraggiata in Italia; e appoggiarono Skanderbeg Alfonso dAragona re di Napoli e il papa. Lo Skanderbeg, che fu anche in Italia, animņ la resistenza fino al 1468, lanno della sua morte. Scomparso lui, lAlbania entrava a far parte del dominio turco, e dal porto di Valona, ormai controllato dai turchi, partivano, nel 1480, la flotta e gli armati che sarebbero sbarcati in Puglia e avrebbero conquistato Otranto, facendo strage degli abitanti e occupando per un anno abbondante la cittą salentina, prima di esserne ricacciati.
A queste fitte relazioni quattrocentesche risalgono gli insediamenti albanesi nellItalia meridionale: la relazione del 1654-59 citata di sopra allude appunto alla fuga dalla dominazione turca (che č anche alla base delle colonie croate). Si sa che nel 1461 Ferdinando (Ferrante) dAragona chiamņ lo Skanderbeg nel Regno meridionale perché laiutasse a sedare un contrasto interno al suo regno (non č invece documentato lalbanese Demetrio Reres che, secondo una tradizione spesso ripetuta, ma probabilmente infondata, sarebbe stato chiamato con i suoi uomini da Alfonso dAragona re di Napoli, padre di Ferrante, per reprimere uninsurrezione in Calabria
Quanto a Venezia, una rete di alleanze le era essenziale a Venezia per contrastare lavanzata turca, sicché la Repubblica aveva appoggiato Scutari, una delle cittą albanesi che si opponevano alla conquista ottomana. Quando, nel 1479, Venezia e la Turchia fecero la pace (che era poi la premessa perché la spinta espansionistica turca si volgesse, lanno seguente, contro Otranto), quegli degli abitanti di Scutari che erano sopravvissuti (450 uomini e 150 donne) a un assedio dei turchi, trovandosi privi del sostegno veneziano, si rifugiarono nel territorio della Repubblica e trovarono sistemazione presso Gradisca .
------------------------------------------------------------------------------------------------
La presenza albanese nellItalia quattro-cinquecentesca dipende dalla disponibilitą albanese a servire come mercenari. Erano infatti combattenti audaci e spietati, che si organizzavano in bande alimentate dai membri della tribł. Armati alla leggera, gli stradioti (dal greco stratiotes soldato) erano cavalieri mercenari armati alla leggera, veloci negli assalti, efficaci nelle scorrerie e perciņ apprezzati da chi li ingaggiava. Provenivano per lo pił dalla penisola del Peloponneso (allora detto Morea), dove gli albanesi si erano stabiliti in buon numero (del resto, la Grecia č tuttora, per motivi ovvi, una delle mete dellemigrazione albanese).
A gara la repubblica di Venezia e il Regno di Napoli mandavano emissari per arruolare albanesi; mentre nel territorio veneto non rimasero insediamenti stabili (ma a Venezia un piccolo edificio č intitolato alla Scuola [associazione] degli Albanesi), nel regno meridionale i capi albanesi ricevettero concessioni di terre, cui si collegano in qualche isole le isole albanesi di oggi. Ai compensi territoriali legati a queste circostanze risalgono le prime colonie albanesi; ma gli insediamenti continuarono anche in seguito, fino al XVIII secolo: i signori feudali del Meridione, infatti, pił volte invitarono gruppi di albanesi a insediarsi sui monti dellAppennino .
La relazione seicentesca gią citata attesta che la posizione sociale delle colonie albanesi nel Meridione era assai modesta ("gente... per lo pił vile e da fatica"). La scarsa istruzione scolastica e la vita condotta in centri appartati, tagliati fuori dalle vie di comunicazione, possono spiegare, ma solo in parte, la conservazione nel tempo delle parlate albanesi (come di altre minoranze); e invocare in astratto un senso didentitą particolarmente spiccato č a ben vedere una spiegazione apparente, perché anzi č questo il punto da spiegare.Certo č che se gli albanesi dItalia hanno voluto conservare lingua e religione e costumi e insomma tradizioni, queste hanno dovuto essere innovate almeno in un punto, che era necessario modificare proprio per salvare il resto della tradizione.
Alla struttura del clan vigente in Albania ancora in tempi vicini ai nostri, e non del tutto scomparsa, a quanto pare, neppure oggi, si collega luso dellesogamia: il matrimonio, cioč, avviene tra individui appartenenti a clan o, meglio, a tribł diverse. Le comunitą albanesi in Italia, lontane luna dallaltra, si sono distaccate da questuso e hanno praticato lendogamia, allo scopo di evitare i matrimoni "misti", almeno fino a ieri. In tal modo, si potevano preservare la lingua, la religione di rito bizantino, le tradizioni in genere. Quando si celebravano matrimoni misti, allora la regola era quella che il nucleo familiare si stabilisse nel paese del marito. Se questultimo era italiano, la moglie si stabiliva fuori della comunitą albanese; se era albanese, la moglie viveva con lui nella comunitą, dove leducazione, non solo linguistica, dei figli sarebbe stata ancorata alla tradizione del posto.
Ciņ non toglie che la situazione si evolva nel senso dellindebolimento delle comunitą albanesi: unindagine recente sugli albanesi di Greci (in provincia di Avellino,che era stata gią studiata nel 1970, ha mostrato linevitabile penetrazione dellitaliano nella compagine linguistica di Greci. Particolarmente sensibile, come era facile prevedere, č litalianizzazione nella parlata delle generazioni pił giovani .A Greci, prossima ad Ariano Irpino, la pressione dellitaliano significa, pił concretamente, pressione del dialetto campano locale e dellitaliano regionale, noto agli abitanti di Greci (i quali talvolta parlano tra loro in albanese per non essere capiti dagli estranei); di qui labbandono di parole albanesi a favore di prestiti dallitaliano (nel senso ora specificato). Tra i bambini di Greci, infatti, udhë strada č sostituito da stratta; zog pulcino da pulçinë; nussa bambola da bambulë .
Inoltre litaliano agisce sullalbanese parlato a Greci riducendo il repertorio dei suoni (o, pił esattamente, linventario fonematico): tendono a sparire i suoni dellalbanese che non trovano riscontro in italiano; e anche la consapevolezza del carattere dialettale o regionale della caratteristica pronuncia della sibilante palatale davanti a velare o bilabiale (le pronunce meridionali posa e cuola) induce a trasformare in s la presente (legittimamente, per cosģ dire, nel senso che non si tratta di fenomeno dialettale) nella varietą albanese ;per limpoverimento che le strutture dellidioma dominante provocano in un idioma dominato, che viene per cosģ dire passato attraverso il filtro dellidioma dominante, con il risultato di eliminare ciņ che non si adatta alle categorie di questultimo, si veda in generale .
Mentre i matrimoni misti si moltiplicano, non pare che si realizzino un incontro e un rafforzamento reciproco tra gli antichi insediamenti e le nuove immigrazioni dallAlbania, le quali, pur senza dimenticare lapporto degli immigrati al lavoro nelle campagne o alle attivitą pastorali, sono dirette non verso i piccoli paesi meridionali, ma le grandi cittą, dove meno difficile č trovare unattivitą o un lavoro; per non dire che la distanza linguistica e culturale tra madrepatria e colonie č, di norma notevole.
F.Bruni (prof.uni.Ca.Foscari.Ve)
__________________
Voglio, avrņ se non qui, in altro luogo che ancora non so. Niente ho perduto. Tutto sarņ. (Fernando Pessoa)
Denonco kėtė mesazh tek moderatorėt | IP: e regjistruar
|